PROGRAMMA
Sono liberale
Sono stato introdotto al pensiero pubblico da mia zia Maria Cocco, Parlamentare Italiano dal 1958 al 1976. Zia Maria, che incontravo a Roma anche in Parlamento o a casa al rientro dalle sue missioni, aveva una visione della politica quale pieno servizio al cittadino e per questo aiutava i suoi concittadini (elettori e non) il Venerdì ed il Lunedì di tutte le settimane del suo mandato. Ha coperto la carica di Sottosegretario alla Sanità ed è ricordata (a mio avviso molto poco) per la Legge Maria Cocco con la quale, forte del suo motto “no alle donne sotto tutela” ha consentito la carriera nella Pubblica Amministrazione alle donne: la semplicità e la chiarezza erano evidenti con soli 2 articoli: articolo 1 “La donna può accedere a tutti gli impieghi dello Stato degli Enti Pubblici e parastatali, nei vari ruoli, carriere e categorie senza limitazioni di mansioni e di svolgimento della carriera”; articolo 2 “La Legge 17 luglio 1919 n.1176, il successivo regolamento approvato con regio decreto 4 gennaio 1920 n.39, ed ogni altra disposizione incompatibile con la presente Legge, sono abrogati”
I due valori di base a tutta l’azione politica che sto intraprendendo sono:
Professionalità: se si vogliono cambiare le regole e riportare l’Italia a coprire nel mondo quel ruolo che le compete, bisogna affrontare qualsiasi questione con capacità, conoscenza ed esperienza: non basta dire cosa si ha intenzione di fare, occorre aver studiato, occorre aver applicato e conosciuto. Basta carriere politiche che durano una vita e si tramandano di padre in figlio; basta improvvisazione; basta ! L’Italia e gli Italiani non meritano questo.
Onestà: l’onestà è per prima cosa trasparenza e accettazione delle regole a partire dalla remunerazione: se siamo chiamati a fare un lavoro, e per questo abbiamo concordato un compenso, non dobbiamo cercarne altri con sotterfugi paventando corsie preferenziali, difficoltà burocratiche o la stessa nostra posizione organizzativa: è spregevole. Onestà è onestà senza se e senza ma.
Con questi due valori è possibile affrontare qualsiasi problema e, uno di questi, forse la “guerra delle guerre” in Italia è la riforma della Pubblica Amministrazione e principalmente la sua “sburocratizzazione”. Occorre liberare l’Italia da “lacci e laccioli”, come diceva quaranta anni fa Guido Carli quando ho iniziato a studiare alla Luiss. Serviva solo delegiferare e semplificare per vivere meglio. Invece cosa è cambiato da allora ad oggi? E’ aumentata la burocrazia. Tutti si presentano dicendo di avere esperienza nella Pubblica Amministrazione, come se fosse un pregio: lo è nella misura in cui si è innovato, cambiato, migliorato, semplificato.I funzionari della Pubblica Amministrazione (provenienti da Partiti, Enti locali ecc.) che approdano alla politica non hanno nessun motivo per cambiare le regole perchè non ne conoscono di diverse, non le hanno mai applicate, non le hanno mai SUBITE. Voglio riportare di seguito i valori del Partito Liberale Europeo che faccio miei trascrivendoli.
1 - Concretezza, operatività e attuazione progettuale.
2- la burocrazia può essere causa di illegalità.
La pubblica amministrazione, nella sua gestione politica e burocratica, deve essere lo specchio delle reali esigenze della popolazione. L’apparato istituzionale e burocratico deve rappresentare il mezzo per attuare le politiche sociali nel reale interesse dei cittadini. Il tutto con concreta trasparenza che scaturisce dalla competenza e dalla efficienza, individuabili anche con lo sviluppo del processo di digitalizzazione. Una macchina pubblica che non sia un carrozzone che rallenta il progresso, l’innovazione, la libera impresa e la creatività che fanno degli italiani il popolo che ha sempre scritto le più belle e importanti pagine della storia mondiale. Le corruttele e le lentezze della burocrazia hanno generato un’infinità di leggi paralizzando definitivamente la vivacità creativa della nostra Nazione. La nostra Italia ha tutte le carte in regola perché a testa alta in Europa possa essere protagonista.
3 - Stato di diritto con una giustizia giusta.
Il concetto di Stato di Diritto, sancito dall’art.2 del Trattato dell’Unione Europea, va ripristinato a tutela del cittadino. Le leggi, che inondano il nostro sistema socio-imprenditoriale, sono divenute esse stesse non un regolatore della vita quotidiana, ma un pesante strumento che diventa persino ostruttivo per lo sviluppo della libertà d’impresa, per la tutela dei diritti essenziali dei cittadini, per la certezza del diritto in ambito penale e civile. L’Italia ha bisogno di tornare a far battere il proprio cuore al ritmo che richiede la Nazione. E questo è possibile con un’amnistia, una serena e colta riforma della giustizia che passa dalla separazione delle carriere tra giudice inquirente e giudice super partes. Una giustizia giusta che non si presti a diventare strumento di libero utilizzo della peggiore politica istituzionale, delle caste o delle corporazioni, limitando i diritti della persona a livello delle libertà personali, del diritto all’occupazione lavorativa, del diritto di fare impresa, ma che deve restituire i legittimi poteri democratici al nostro Parlamento.
4 - Regole, norme e leggi che paralizzano la nazione.
Con la riforma della giustizia, il ripristino dei pieni poteri democratici del Parlamento è una tappa indispensabile per procedere alla sburocratizzazione del nostro Paese. Un’Italia degli industriali, delle medie e piccole aziende, dei liberi professionisti, dei commercianti ostaggio della elefantiaca macchina della burocrazia non è certo una garanzia a tutela dello sviluppo del nostro Paese. Lo Stato oggi viene vissuto come una controparte del cittadino e non come il suo esemplare rappresentante democratico. É la burocrazia talvolta il complice inconsapevole del malaffare, nel cui percorso fioriscono malfattori, ma dove incappano anche cittadini e imprenditori che vogliono solo tutelare i propri diritti e il proprio lavoro. Le regole, le norme, le leggi amministrative, comunali, regionali e statali unite a quelle fiscali e giudiziarie rappresentano oggi la barriera insormontabile che ostacola la crescita del nostro Paese, del nostro patrimonio culturale, artistico, artigianale e di tutto quel fantastico mondo che si chiama made in Italy.
5 - L'ENORME PRESSIONE FISCALE è IL VERO NEMICO DELLA CRESCITA ECONOMICA.
Non esiste rilancio dell’economia e della competitività che non passi dalla riduzione della pressione fiscale per favorire la ripresa dei consumi, gli investimenti e per creare nuova occupazione. Quanto la impressionante pressione fiscale italiana è responsabile della elusione o evasione delle imposte? L’evasione fiscale, oltre a sottrarre imponenti risorse all’Erario, orienta il sistema economico verso un modello inefficiente, basato sulla concorrenza fiscale sleale da parte delle imprese e sull’utilizzo del lavoro irregolare. Ormai è improcrastinabile una vera riforma che preveda una drastica riduzione della pressione fiscale complessiva per tutelare i cittadini e le imprese dagli abusi mediante l’elevazione a rango di legge costituzionale relativa allo Statuto del Contribuente.
6 - WELFARE NON VUOL DIRE ASSISTENZIALISMO, MA RESPONSABILITà SOCIALE.
Lo Stato deve essere a fianco e a sostegno del proprio cittadino nel momento dell’oggettivo bisogno.
Solidarietà e sostegno incondizionato a quanti sono costretti a convivere con la disabilità, le malattie croniche, misere pensioni sociali o inadeguati assegni di invalidità. Lo Stato deve avere una seria e concreta politica a tutela della famiglia. Incoraggiare le nascite, tutelare l’infanzia garantendo un sostegno economico adeguato. La qualificata tutela delle categorie sociali più fragili esprime il senso reale di uno Stato efficiente davvero vicino al proprio popolo. La popolazione anziana è un patrimonio affettivo e di esperienze che va sostenuto e affiancato dallo Stato, il quale deve rappresentare un affidabile compagno di viaggio e non un ostacolo. Indispensabile è la modifica del sistema pensionistico con il superamento della legge Fornero e una nuova riforma previdenziale economicamente e socialmente sostenibile con uguali condizioni per tutte le generazioni, nel rispetto assoluto delle pensioni contributive maturate. Welfare non dev’essere sinonimo di assistenzialismo, ma di sostegno per i soggetti più deboli e un incoraggiamento di tutte le iniziative sociali finalizzate al rispetto dei sani stili di vita che avranno ripercussioni positive sui bilanci in rosso dell’assistenza sanitaria.
7 - emigrazione circolare: sostegno ai giovani "made in italy".
Gli italiani non devono esser costretti a emigrare dal proprio Paese, a causa della scarsa digitalizzazione, della troppa burocrazia e di un sistema tributario soffocante. Al contrario è giusto che abbiano anche la possibilità di realizzare il proprio futuro in Italia. E’ comunque necessario cambiare prospettiva per comprendere che i flussi migratori sono un fenomeno umano che è sempre esistito: la gente migra per cercare migliori condizioni lavorative, per opportunità o semplicemente per esplorare nuovi orizzonti.
Se si smette subito di demonizzare l’emigrazione, sarà più facile apprezzare i benefici di una circolazione di competenze in Europa. Tale circolarità consente di creare nuovi posti di lavoro, di valorizzare l’Italia da un punto di vista internazionale e di restituire lustro e visibilità all’eccellenza del Made in Italy.
È quindi necessario:
• proporre incentivi concreti all’assunzione da parte delle imprese grazie una riforma che consenta di percepire stipendi competitivi con gli standard europei.
• stimolare l’immigrazione qualificata dal resto dell’Europa in Italia per attirare capitale, competenze, idee, attraverso uno studio comparativo del diritto del lavoro attivo nei diversi Stati Membri, neutralizzando così gli effetti negativi del fenomeno “cervelli in fuga”.
8 - investimenti e creazione di posti di lavoro.
La spesa pubblica non deve più consistere in un costo, ma assumere il valore di un investimento finalizzato ad una crescita duratura, con l’obiettivo di creare posti di lavoro di livello qualitativo sempre più competitivi. Le aree deboli del Paese devono essere rivitalizzate, perché possano esprimere il loro contributo alla crescita del benessere di tutta l’Italia, con politiche economico-sociali adeguate e innovative, che stimolino e valorizzino aspetti connaturati col territorio. In questo senso deve essere affrontata, per risolverla, la più che decennale, se non secolare, “Questione Meridionale”, cominciando a bandire faziosi, inutili e dispersivi “conflitti territoriali”.
9 - lotta alla contraffazione e tutela del nostro prodotto.
Il fenomeno della contraffazione colpisce significativamente tutto il sistema produttivo italiano. Le maggiori possibilità di diffusione della contraffazione legate all’espandersi del commercio mondiale e la perdurante crisi economica accrescono la necessità di contrastare il fenomeno, che oltre ad esercitare un effetto diretto sulla produzione nazionale, impatta sul gettito fiscale e contributivo, rappresenta un catalizzatore di condotte illecite (lavoro nero, immigrazione clandestina, riciclaggio, evasione, commercio abusivo) e, danneggiando la proprietà intellettuale, ostacola la retribuzione dell’attività alimentata dall’innovazione umana, rallentando la competitività dei sistemi produttivi incisi dal fenomeno. Nel caso dell’Italia, poi, tali effetti negativi assumono particolare rilevanza, considerato il peso preminente svolto nel nostro sistema economico dal settore manifatturiero e il contributo decisivo dell’export nella formazione del PIL nazionale e nella sua tenuta negli ultimi anni. Sono quindi necessari:
• Uno sforzo operativo inteso come necessità di coordinare i soggetti preposti, a livello nazionale ed europeo, nei casi di contraffazione e crimini connessi;
• Un impegno di tipo analitico e strategico da esplicarsi attraverso la raccolta di tutte le informazioni disponibili sul funzionamento legale dei settori industriali soggetti a contraffazione nonché dell’intera filiera criminale dedita ai reati di falsificazione dei prodotti, assemblaggio e vendita degli stessi, fino al reimpiego dei capitali;
• La necessità di potenziare le campagne per l’educazione dei consumatori, finalizzate all’informazione e alla sensibilizzazione, con particolare riguardo ai mercati di sbocco e, in Italia, alla nuove generazioni.
Un obiettivo da raggiungere anche attraverso apposite iniziative nelle scuole, che sottolineino le conseguenze economiche, sociali e, talora, sanitarie delle scelte di consumo.
10 - ricerca e innovazione per una veloce digital transformation.
La ricerca pubblica italiana, la ricerca scientifica, fondamentale e applicata, deve essere riconsiderata una leva di ripartenza dell’Italia e il motore dell’innovazione tecnologica. Eccessiva frammentazione, difficoltà finanziarie, invecchiamento de ricercatori e precariato compongono il mix che continua ad affossare questo fondamentale ambito del progresso. Senza investimenti più consistenti non è possibile trasformare l’Italia in una “società della conoscenza” che sia resiliente, dematerializzata, circolare e parca nell’uso di risorse naturali. È quindi necessario: accelerare i percorsi di digitalizzazione delle imprese e la creazione degli European Digital Innovation Hub in Italia, poli di innovazione digitale europei che rientrino nell’ambito del Digital Europe Programme, favorendo nuove opportunità di collaborazione tra pubblico e privato per stimolare la trasformazione digitale delle aziende, soprattutto le piccole e medie imprese.
11 - istruzione efficiente per il progresso economico e sociale
Urge riedificare il Sistema Scolastico (di formazione, istruzione e maturità) e il Sistema Universitario inteso come snodo di raccordo con la Ricerca, oggi del tutto inadeguati al progresso della società. Un’istruzione innovativa ed efficiente, infatti, è una risorsa strategica per lo sviluppo della società, non solo per l’incremento delle conoscenze, ma anche per garantire equità, inclusione e benessere a tutti i cittadini.
Rendere competitivi i giovani italiani rispetto ai loro coetanei europei è fondamentale:
- Riduzione dei divari tra le diverse aree del Paese colmando le differenze territoriali presenti nel sistema scolastico e nei livelli di competenze raggiunti;
- Riduzione dei livelli preoccupanti di dispersione scolastica soprattutto al Sud, attraverso la creazione di reti di collaborazione tra scuole, associazioni territoriali e servizi degli Enti locali, con il coinvolgimento anche delle università;
- Potenziamento della Scuola.
La Scuola ha bisogno di riforme che potenzino il suo ruolo sul territorio fin dai primi anni di istruzione attraverso:
- un maggior numero di asili nido e il supporto concreto a una buona scuola dell’infanzia anche nelle regioni meridionali sono condizioni fondamentali per il successo scolastico negli anni successivi;
- come leva per l’innovazione del sistema scolastico, prevedere la diffusione capillare del tempo pieno e del tempo prolungato, partendo dalle aree periferiche o sottosviluppate in particolare nel Mezzogiorno;
- la qualità delle strutture degli istituti deve essere migliorata anche attraverso investimenti in edilizia scolastica e in generale nella cura dei luoghi di studio;
- dal punto di vista finanziario, garantire l’autonomia delle scuole, prevedendo l’istituzione di fondi che i dirigenti possano investire nella formazione interna e maggiori risorse per affrontare le problematiche specifiche di ogni territorio e contesto socioculturale.
Investimenti in formazione e aggiornamento del personale scolastico accanto al ripensamento delle modalità di accesso alla professione. Riformulazione dei livelli di carriera e di retribuzione del personale per rafforzare l’attrattività della Scuola nei confronti di profili di alto profilo. É opportuno, pertanto, come auspicato dalla Commissione Nazionale Italiana dell’UNESCO, procedere ad una trasformazione del paradigma educativo per rispondere più efficacemente alle due sfide della società contemporanea e del mercato del lavoro:
- I cicli di studio così come la formazione per gli adulti devono tener conto delle competenze chiave per l’apprendimento permanente
- La relazioni tra imprese e università deve essere binaria e prevedere scambi in termini di ricerca e innovazione.
12 - impulso a turismo e crescita culturale
È necessario risvegliare la coscienza del nostro popolo, oggi assopita e disinteressata, che è ostacolo alla crescita e a ogni spinta propositiva di rinnovamento. Sono necessari una opposizione alla falsa cultura e un forte impulso alla crescita culturale, il cuore della ricchezza spirituale e storica europea, che riveste un ruolo fondamentale nella valorizzazione dell’attrattività dei luoghi e nel consolidamento dell’identità unica di uno specifico territorio. Cultura e creatività possono essere potenti promotrici e fautrici di innovazione nonché un’importante fonte di imprenditorialità. La cultura è infatti un motore fondamentale per l’aumento degli introiti nel settore turistico, soprattutto quello culturale, che rappresenta uno dei segmenti di mercato più ampi e in più rapida crescita a livello mondiale, oltre a ricoprire un ruolo cruciale nella promozione dell’inclusione sociale.
13 - potenziamento dell'economia circolare e sviluppo sostenibile
Raccogliendo gli obiettivi del Green Deal, la tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’UE, è necessario accelerare:
• investimenti in tecnologie rispettose dell’ambiente;
• Sostegno all’industria nell’innovazione;
• Introduzione di forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane;
• Decarbonizzazione del settore energetico;
• Maggiore efficienza energetica degli edifici;
• Collaborazione con i partner internazionali per migliorare gli standard ambientali nazionali e mondiali.
La mobilità a basso impatto di emissioni, la sostenibilità ambientale, l’economia circolare, il riciclo dei rifiuti, tutto questo fa parte del Green Deal europeo che è uno dei fattori predominanti anche nello stanziamento dei fondi del Next Generation EU. Quindi trasporti a trazione elettrica, uso di energie rinnovabili, aree verdi, ma anche investimenti sulla coesione sociale come aiuti e reti di supporto ad anziani e situazioni difficili.
14 - la sicurezza dei cittadini è un sinonimo di libertà
L’incremento dei crimini contro la sicurezza personale e patrimoniale dei cittadini rappresenta una seria limitazione della libertà. La paura di subire violenza, di essere derubati, aggrediti, truffati in casa e per le vie cittadine è un concreto ostacolo che minaccia il diritto alla libertà individuale e collettiva della popolazione.
Un fenomeno crescente che da una parte vede la microcriminalità agire impunemente, dall’altra le grandi organizzazioni criminali che si rendono sempre più invisibili dietro i paradisi fiscali e la mancanza di un adeguato coordinamento delle forze di polizia a livello nazionale ed Europeo. L’altra minaccia incombente è rappresentata dal terrorismo che le polizie di tutta Europa evidenziano come focolaio di violenza pronta ad esplodere. Sul fronte della sicurezza interna non sono necessarie nuovi leggi, ma la certezza della pena per quanti turbano, anche con piccole azioni criminose, la serenità della vita sociale e relazionale.
15 - la difesa dell'europa con l'arma dell'unità militare
É dispendiosa, inconsistente e contraddittoria l’esistenza delle Forze Armate di ogni singolo Paese membro dell’Unione Europea. Se da una parte la politica sociale ed economica punta ad avere un’Europa unita con una moneta unica, con la condivisione di progetti ambientali di libero mercato, appare ingiustificata la spesa militare che ogni singolo Paese sostiene per le proprie forze armate. Un campanilismo illogico sia sul piano pratico, sia su quello ideologico, considerato che l’Europa è la potenziale quinta ‘superpotenza geografica’ rispetto alla Cina, all‘America, all’India e la Russia. L’assenza di un Esercito Europeo che veda l’unione delle forze militari unite per la tutela dei confini europei è un vulnus preoccupante che va colmato al più presto proprio per consentire all’Europa Unita di essere un partner credibile e autorevole a livello mondiale. La creazione di un coordinamento interforze armate non andrebbe a svilire il concetto d’essere delle singole Forze Armate di ogni Paese membro, ma avrebbe un ruolo di immenso valore politico ed economico a livello internazionale.
16 - europa vampiro economico? no, un'opportunità per la crescita
L’euroscetticismo e l’antieuropeismo si reggono su un falso storico: ovvero quello che il Parlamento Europeo sia solo un altro oneroso carrozzone che pesa e ingerisce sulle decisioni dei singoli Paesi e dell’Italia in particolare. Raramente si è sentito pronunciare il mea culpa da parte della classe politica dirigente che non ha saputo cogliere le opportunità di finanziamento e di sostegno all’innovazione e allo sviluppo da parte dell’UE. Il paradosso che l’Italia si è trovata spesso nelle condizioni di non attingere a ingenti fonti di finanziamento e di sostegno, persino a fondo perduto, messi a disposizione dalla Comunità Europea.
E questo è avvenuto per incapacità del nostro sistema di organizzazione istituzionale che non ha messo le imprese e gli imprenditori nelle condizioni di poter istruire adeguatamente e tempestivamente le istruttorie necessarie accedere ai fondi. Risorse economiche ingenti di cui molto spesso il mondo imprenditoriale non viene messo a conoscenza. E’ necessario, dunque, non la creazione di uffici fantasma, ma di strutture pubbliche qualificate e abilitate al disbrigo delle pratiche di finanziamento europeo, che spesso sono appannaggio solo di quanti possono permettersi di avvalersi di costosi commercialisti e/o avvocati.